Animali fantastici emergono da un passato millenarioAlcune pitture rupestri documentate negli anni recenti nel territorio del Tibesti orientale sono particolarmente interessanti, perché presentano delle caratteristiche non riscontrabili nelle pitture delle altre aree del Sahara centrale. Una delle più enigmatiche è la pittura degli «animali fantastici». Questi due animali, rappresentati in corsa, hanno la testa piccola sormontata da un corno rivolto allindietro, una corporatura massiccia a metà tra il bovide e lippopotamo, e uno strano posteriore con una forma prominente squadrata, simile alla testa. Attorno ai due animali, nello stesso colore ocra scuro, diverse bizzarre figure umane «danzano» in atteggiamento scomposto. Vi sono altri esempi di «animali fantastici» nelliconografia rupestre, ma si trovano generalmente nellAfrica del Sud. NellAfrica australe questi animali vengono comunemente definiti «animali della pioggia» perché sono spesso associati a una serie di linee diritte o zigzaganti, che presumibilmente rappresentano lacqua.Il numero 11 di «Sahara» pubblica, nella sezione Documenti Rupestri, altre quattro interessanti pitture del Tibesti orientale, che rappresentano animali selvatici: due elefanti, una giraffa, dei pesci. A causa delle sempre più numerose mine sparse sul territorio, la zona è ad altissimo rischio.(La redazione di «Sahara»)
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Questo vetro è stato scoperto casualmente nel 1932 da Patrick A. Clayton mentre effettuava il rilevamento topografico del Deserto Occidentale egiziano. Da allora sono state formulate molte ipotesi sulla sua origine. Si tratta infatti di silica praticamente pura che si rinviene in pezzi di varie dimensioni, di colore variabile dal bianco al giallo-verde al verde oliva, spesso trasparenti. Già lo scopritore aveva ipotizzato che questo vetro fosse dovuto alla fusione della sabbia operata in tempi remoti da un corpo celeste precipitato sulla Terra. Anche studi recenti hanno portato dati favorevoli a questa ipotesi e levento catastrofico è stato datato a 28,5 milioni di anni fa. Negli anni passati, per chiarire alcuni aspetti ancora oscuri il Museo di Storia Naturale di Milano in collaborazione con il Centro Studi Luigi Negro e lEGSMA del Cairo (Egyptian Geological Survey and Mining Authority) ha organizzato diverse spedizioni sul giacimento. Due anni fa il CSLN e lUniversità di Bologna hanno promosso il convegno internazionale Silica 96. La rivista scientifica Sahara, preistoria e storia del Sahara ha pubblicato nel N. 10 un articolo con la relazione del risultato dellanalisi dello scarabeo di Tutankhamon e le sue implicazioni.
Ora possiamo dire con certezza che il vetro del Deserto Libico era conosciuto e utilizzato durante il Nuovo Regno, nel 14° secolo a.C., e che sicuramente veniva considerato un materiale raro. Per la prima volta si ha la prova che gli antichi Egizi avevano conoscenza di questa zona remota, e forse addirittura compivano spedizioni fino a raggiungere il Grande Mare di Sabbia, a 800 km di distanza dal Nilo, percorrendo almeno 350 km completamente privi di punti dacqua.
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